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a cura di Carlo Bolpin, Matteo Menegazzo
Le questioni che riguardano il momento finale della vita hanno caratteri del tutto nuovi rispetto al passato. Lo stesso concetto di “fine vita” si riferisce al problema inedito della scelta di morire in modo dignitoso nelle situazioni di permanenza in vita caratterizzate da impossibilità di guarigione, forte sofferenza e assenza di autonomia. Il progresso scientifico ha reso frequenti queste situazioni, almeno nel mondo occidentale, ponendo nuove complesse questioni etiche, giuridiche e sociali. Il dibattito è fortemente conflittuale, particolarmente in Italia. In assenza di una legge nazionale, la maggioranza di governo ha elaborato una proposta di legge, che rispecchia una specifica visione, presentando alcuni punti critici di dubbia costituzionalità, in particolare sulla voluta assenza di un ruolo del Servizio sanitario nazionale. Nella discussione sono coinvolte le visioni, personali e collettive, della vita e della morte.
di Giuseppe Tattara
Premessa
La guerra economica si riferisce a strategie e azioni intraprese da un paese per danneggiare l'economia di un avversario. Questo può includere sanzioni commerciali, dazi, blocchi economici, cyber attacchi e altre misure che mirano a indebolire la capacità economica di un nemico. L'obiettivo è spesso quello di ottenere vantaggi politici o militari senza ricorrere a un conflitto armato diretto.
L'economia di guerra si riferisce all'organizzazione e alla gestione delle risorse economiche di un paese durante un conflitto armato o a sostegno di un conflitto armato gestito da un paese terzo. In questo contesto, le nazioni possono mobilitare risorse, aumentare la produzione di beni militari e implementare misure per aumentare l'efficienza economica necessaria per sostenere uno sforzo bellico. Questo può includere il razionamento di beni, l'aumento della tassazione e la riconversione delle industrie per produrre materiali bellici.
Pubblichiamo l'appello interreligioso del 29 agosto 2025 sottoscritto da Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI), Yassine Lafram, Presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia (UCOII), Abu Bakr Moretta, Presidente del Comunità Religiosa Islamica Italiana (COREIS), Naim Nasrollah, Presidente della Moschea di Roma, Imam Yahya Pallavicini, Comunità Religiosa Islamica Italiana (COREIS), Cardinale Matteo Maria Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI)
«Questo appello nasce dalla convinzione dell’improrogabile necessità di favorire qualsiasi iniziativa di incontro per arginare l’odio, salvaguardare la convivenza, purificare il linguaggio e tessere la pace. Responsabilità di singoli e di soggetti collettivi!
Next Nuova Economia per Tutti e il Movimento Europeo di Azione Nonviolenta lanciano un Manifesto per un’offensiva di pace, rivolto a sindaci, amministratori locali e cittadine/i che vogliono impegnarsi concretamente per costruire condizioni di pace e prevenire i conflitti.
Le tragiche vicende di questi ultimi anni hanno spinto molte sindache e molti sindaci, e tanti altri amministratori locali, a fare un passo in più rispetto al perimetro ordinario del loro impegno territoriale: occuparsi della pace, della giustizia e della sicurezza internazionale, pur non avendo di per sé, apparentemente, alcuno strumento utile a raggiungere quei tre obiettivi.
di Mariacristina Cacco, sorella della Comunità monastica di Marango
Tra i personaggi tratteggiati dall’evangelista Giovanni troviamo alcune donne. Una di queste è l’adultera, una donna che incontra in Gesù il volto compassionevole e misericordioso del Padre. Sant’Agostino definisce questo brano come l’incontro tra «la misera e la misericordia».
Ho scelto questo testo perché ricorda alla chiesa, «ospedale da campo» dell’umanità, di essere chiamata ad amare con lo stesso sguardo di Gesù, senza durezza, ma con quella tenerezza che sa abbracciare, accogliere, rialzare e rimettere in cammino. È fondamentale che la chiesa ricordi che non è fatta di giusti, ma di peccatori perdonati affinché anch’essa cammini nell’umiltà e nella misericordia. Inoltre, in questo tempo di follia in cui ci si arroga il potere di distruggere paesi, sterminare popoli, negare il diritto di ricevere aiuti umanitari, espellere lo straniero - se migrante e povero - diventa urgente ritrovare nel Vangelo quella via che ci indica come restare umani e percorrere vie di compassione, pace e fraternità.
di Roberto Reale, in "il Messaggero di sant'Antonio" del 3 giugno 2025
Ai primi di aprile un’ondata di panico ha travolto i mercati finanziari di tutto il mondo. La causa è nota. I dazi decisi dall’amministrazione Trump, imposti sul resto del mondo. Il crollo delle Borse è stato vorticoso e si è arrestato solo quando il presidente americano ha annunciato una pausa di 90 giorni nella loro applicazione. Ciò che però è sfuggito a molti osservatori sono le modalità con cui sono avvenute le vendite in Borsa. In Italia le ha rivelate il quotidiano economico «Il Sole 24 Ore», informandoci che nei giorni caldi della crisi ben il 74% dei volumi di compravendita dei future è stato gestito a Wall Street da robot trader, senza alcun controllo umano. Strumenti, questi, programmati per reagire tempestivamente alle notizie (in alcuni casi false) riguardanti le fluttuazioni dei mercati e a prendere decisioni con velocità impensabili per delle persone in carne e ossa. In poche parole, prima abbiamo affidato un enorme potere sulla vita economica del Pianeta alla finanza e poi lo abbiamo delegato alle macchine. C’è veramente da fare i complimenti all’umanità. Ma, soprattutto, c’è da augurarsi che simili meccanismi vengano al più presto regolamentati in altri settori, a cominciare da quello bellico.
di Elena Granata, in “Avvenire” di lunedì 14 luglio 2025
Da urbanista sono abituata a riconoscere nelle immagini satellitari la forma degli edifici, la trama delle strade, la densità dell’urbanizzato. Ma a Gaza è la devastazione a prevalere, un vuoto che non richiama più nulla di ciò che, fino a pochi mesi fa, era un tessuto urbano vivo. Qualcuno parla di urbicidio o di ecocidio, perché anche la natura è stata annientata, ma forse queste parole non dicono abbastanza. La scrittrice palestinese Zena Agha parla di “disinvenzione”: la volontà sistematica di cancellare l’esistenza stessa di un luogo dalla memoria collettiva. Come se quel luogo non fosse mai esistito.
di Nathan Levi, in Settimana News, 10 luglio 20205
Da bambino conobbi il volto genocida dell’umanità. Negli anni ’50, in Israele, anche per noi piccoli era impossibile sottrarsi agli orrendi racconti sulla Shoah. Per proteggere la mia gioia di vivere, mi aggrappai alla convinzione che tanta ferocia fosse appartenuta solo a un ristretto gruppo di esseri umani – i nazisti – ormai eliminati per sempre dai “buoni”.
Crescendo e invecchiando, dovetti arrendermi di fronte all’evidenza storica e attuale: anche altri popoli sono stati e continuano a essere capaci di atti disumani, soprattutto durante le guerre. Compreso il popolo in cui sono nato che, pur segnato dalla tragedia dell’Olocausto, non è immune da questa deriva, come emerge con drammatica evidenza dall’attuale conflitto a Gaza.
di Maurizio Ambrosini, in "Avvenire" dell'11 luglio 2025
«Volevamo delle braccia, sono arrivate delle persone». Il famoso aforisma dello scrittore svizzero Max Frisch si riferiva agli emigranti italiani, ma il problema oggi torna più che mai attuale, in tempi di ripresa della domanda di manodopera straniera nelle economie sviluppate, e in Italia di rinnovato decreto-flussi, con numeri record di nuovi ingressi previsti. Abbiamo bisogno di braccia, ma insieme alle braccia arrivano persone, con la ricchezza e la complessità delle loro esigenze, aspirazioni, legami sociali. Le due richieste più importanti, e mal accette dalle società riceventi, sono i ricongiungimenti familiari e la libertà di culto. Entrambe contribuiscono all’integrazione degli immigrati: favoriscono una vita più serena, pacifica e ordinata. Ma entrambe si discostano dall’ambizione di poter disporre di un’immigrazione “usa e getta” da parte dei governi ospitanti.
intervista di Cristina Guarnieri alla filosofa Adriana Cavarero in "Avvenire" del 22 giugno 2025
Adriana Cavarero è una delle voci più autorevoli della filosofia italiana contemporanea e, in particolare, una delle più stimate rappresentanti del cosiddetto “femminismo della differenza”. La sua ricerca – inaugurata dal libro Nonostante Platone. Figure femminili nella filosofia antica, uscito nel 1990 e subito tradotto in molte lingue – si è concentrata su due aspetti che toccano la questione della “maternità surrogata”: da un lato, la differenza sessuale di corpi concreti, maschili e femminili, di esseri viventi che si riproducono e nascono, ciascuno nella propria singolare unicità; dall’altro, la storia del patriarcato “spazzolata contropelo” – per usare una celebre espressione di Walter Benjamin –, alla luce della prospettiva femminista e una riflessione originale sui temi della nascita e della maternità. Il pensiero sul materno trova il suo esito più compiuto in uno dei suoi ultimi libri: Donne che allattano cuccioli di lupo. Icone dell’ipermaterno (Castelvecchi 2023).
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Contro la società dell’angoscia
di Byung-Chul Han
Einaudi 2025
Ero un blasfemo, un persecutore e un violento. Biografia di Paolo
Gianfranco Ravasi
Raffaello Cortina Editore 2024
Pulita
di Alia Trabucco Zeran
Sur 2024