di Francesco Ognibene in "Avvenire", 5 novembre 2025
Il decesso domenica 2 novembre, annunciato dai media delle Fiandre, la regione del Belgio di cui la 26enne era originaria. Nel racconto ai media durante le sue ultime settimane la denuncia dell’abbandono in cui un sistema dove l’eutanasia è legale da tempo lascia i casi più difficili. Come il suo.
«Ho lottato per metà della mia vita per arrivare al mattino successivo, e ora sono arrivata al punto in cui è diventato insopportabile. Sono esausta. Non cerco più». Siska De Ruysscher, 26 anni, fiamminga, è morta domenica per eutanasia. L’aveva annunciato, chiedendo e ottenendo l’accesso alla morte volontaria con aiuto medico come prevede la legge del Belgio per casi di sofferenza che il paziente ritiene intollerabile. E Siska era ormai stremata dalla depressione che la serrava in una morsa sin dalla preadolescenza.
di Alberto Madricardo, in Ytali. 22 ottobre 2025
La Festa ha cominciato a incrinare il muro di vetro che divide la Piazza dalla città. Ha dischiuso davanti agli occhi dei veneziani uno spazio di possibilità che essi stessi ritenevano perduto. È stato dunque un piccolo ma importante passo simbolico che va nel senso della rivitalizzazione della Piazza e con essa, della città intesa come comunità viva e consapevole
Venerdì 17 ottobre, ore 16, Piazza San Marco – Venezia: con la visita guidata gratuita alla Biblioteca marciana è cominciata la “Festa dei veneziani in Piazza”. Alle ore 17 è partita la visita guidata offerta da Casa The Human Safety Net (Procuratie vecchie). Alle 18, quella al Negozio Olivetti – Bene FAI. Contemporaneamente, quella guidata gratuita alla Piazza proposta dall’Associazione delle Guide turistiche di Venezia, su due turni per un totale di 50 persone al giorno per i tre giorni.
Ecco perché dobbiamo farlo!
Nessuno può chiudere gli occhi e il cervello di fronte all’uccisione sistematica di bambini, donne e uomini di ogni età. Uccidere è criminale.
Nessuno può assistere alla macellazione quotidiana di così tante persone costrette a patire le peggiori sofferenze fino a morire di fame. Questo è disumano. Nessuno può accontentarsi delle parole di condanna che restano parole. Se lo facciamo tradiamo noi stessi, i nostri principi, i nostri valori e le nostre leggi. Salvare i sopravviventi di Gaza è un nostro dovere morale e un obbligo giuridico. Ecco perché dobbiamo organizzare subito una “Operazione di Salvataggio” degli abitanti di Gaza.
Ecco perché dobbiamo intervenire con un piano concreto!
Pubblichiamo l'appello interreligioso del 29 agosto 2025 sottoscritto da Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI), Yassine Lafram, Presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia (UCOII), Abu Bakr Moretta, Presidente del Comunità Religiosa Islamica Italiana (COREIS), Naim Nasrollah, Presidente della Moschea di Roma, Imam Yahya Pallavicini, Comunità Religiosa Islamica Italiana (COREIS), Cardinale Matteo Maria Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI)
«Questo appello nasce dalla convinzione dell’improrogabile necessità di favorire qualsiasi iniziativa di incontro per arginare l’odio, salvaguardare la convivenza, purificare il linguaggio e tessere la pace. Responsabilità di singoli e di soggetti collettivi!
Next Nuova Economia per Tutti e il Movimento Europeo di Azione Nonviolenta lanciano un Manifesto per un’offensiva di pace, rivolto a sindaci, amministratori locali e cittadine/i che vogliono impegnarsi concretamente per costruire condizioni di pace e prevenire i conflitti.
Le tragiche vicende di questi ultimi anni hanno spinto molte sindache e molti sindaci, e tanti altri amministratori locali, a fare un passo in più rispetto al perimetro ordinario del loro impegno territoriale: occuparsi della pace, della giustizia e della sicurezza internazionale, pur non avendo di per sé, apparentemente, alcuno strumento utile a raggiungere quei tre obiettivi.
di Roberto Reale, in "il Messaggero di sant'Antonio" del 3 giugno 2025
Ai primi di aprile un’ondata di panico ha travolto i mercati finanziari di tutto il mondo. La causa è nota. I dazi decisi dall’amministrazione Trump, imposti sul resto del mondo. Il crollo delle Borse è stato vorticoso e si è arrestato solo quando il presidente americano ha annunciato una pausa di 90 giorni nella loro applicazione. Ciò che però è sfuggito a molti osservatori sono le modalità con cui sono avvenute le vendite in Borsa. In Italia le ha rivelate il quotidiano economico «Il Sole 24 Ore», informandoci che nei giorni caldi della crisi ben il 74% dei volumi di compravendita dei future è stato gestito a Wall Street da robot trader, senza alcun controllo umano. Strumenti, questi, programmati per reagire tempestivamente alle notizie (in alcuni casi false) riguardanti le fluttuazioni dei mercati e a prendere decisioni con velocità impensabili per delle persone in carne e ossa. In poche parole, prima abbiamo affidato un enorme potere sulla vita economica del Pianeta alla finanza e poi lo abbiamo delegato alle macchine. C’è veramente da fare i complimenti all’umanità. Ma, soprattutto, c’è da augurarsi che simili meccanismi vengano al più presto regolamentati in altri settori, a cominciare da quello bellico.
di Elena Granata, in “Avvenire” di lunedì 14 luglio 2025
Da urbanista sono abituata a riconoscere nelle immagini satellitari la forma degli edifici, la trama delle strade, la densità dell’urbanizzato. Ma a Gaza è la devastazione a prevalere, un vuoto che non richiama più nulla di ciò che, fino a pochi mesi fa, era un tessuto urbano vivo. Qualcuno parla di urbicidio o di ecocidio, perché anche la natura è stata annientata, ma forse queste parole non dicono abbastanza. La scrittrice palestinese Zena Agha parla di “disinvenzione”: la volontà sistematica di cancellare l’esistenza stessa di un luogo dalla memoria collettiva. Come se quel luogo non fosse mai esistito.
di Nathan Levi, in Settimana News, 10 luglio 20205
Da bambino conobbi il volto genocida dell’umanità. Negli anni ’50, in Israele, anche per noi piccoli era impossibile sottrarsi agli orrendi racconti sulla Shoah. Per proteggere la mia gioia di vivere, mi aggrappai alla convinzione che tanta ferocia fosse appartenuta solo a un ristretto gruppo di esseri umani – i nazisti – ormai eliminati per sempre dai “buoni”.
Crescendo e invecchiando, dovetti arrendermi di fronte all’evidenza storica e attuale: anche altri popoli sono stati e continuano a essere capaci di atti disumani, soprattutto durante le guerre. Compreso il popolo in cui sono nato che, pur segnato dalla tragedia dell’Olocausto, non è immune da questa deriva, come emerge con drammatica evidenza dall’attuale conflitto a Gaza.
di Maurizio Ambrosini, in "Avvenire" dell'11 luglio 2025
«Volevamo delle braccia, sono arrivate delle persone». Il famoso aforisma dello scrittore svizzero Max Frisch si riferiva agli emigranti italiani, ma il problema oggi torna più che mai attuale, in tempi di ripresa della domanda di manodopera straniera nelle economie sviluppate, e in Italia di rinnovato decreto-flussi, con numeri record di nuovi ingressi previsti. Abbiamo bisogno di braccia, ma insieme alle braccia arrivano persone, con la ricchezza e la complessità delle loro esigenze, aspirazioni, legami sociali. Le due richieste più importanti, e mal accette dalle società riceventi, sono i ricongiungimenti familiari e la libertà di culto. Entrambe contribuiscono all’integrazione degli immigrati: favoriscono una vita più serena, pacifica e ordinata. Ma entrambe si discostano dall’ambizione di poter disporre di un’immigrazione “usa e getta” da parte dei governi ospitanti.
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