restiamo umani

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Pubblichiamo il discorso di Dario Calimani, presidente della Comunità Ebraica di Venezia, al Teatro La Fenice durante la Cerimonia cittadina per il giorno della memoria.
"Fare Memoria non è solo inchinarsi in silenzio davanti alla storia, e non può essere il vuoto di un rito. Né si può pretendere che la memoria sia l’esibizione oscena del dolore altrui.
Per attenersi alla nudità dei fatti, bisognerebbe concentrarsi sui ben noti temi perversi che hanno dato vita, nei secoli e fino ai nostri giorni, all’antisemitismo e alle sue nefaste conseguenze: la diffusione del pregiudizio, il mito della finanza e della lobby ebraica mondiale, le teorie della razza pura, e le pratiche dell’isolamento e dell’emarginazione, fino ad arrivare all’individuazione della razza nemica che cospira ai danni della civiltà occidentale e che fa da quinta colonna tramando contro gli interessi della nazione; e poi le leggi razziali, che estromettono dalla società e dal consesso civile e trasformano le persone in reiètti e indegni, privandoli, nell’indifferenza generale, del riconoscimento sociale e dei mezzi di sostentamento, e finalmente la caccia all’ebreo, la delazione per poche lire, la deportazione, i carri bestiame, le camere a gas, i forni crematori. E il ritorno dei pochi sopravvissuti, ancora una volta fra l’indifferenza di tutti, estranei e parenti, nell’incredulità di tutti. E poi, alla fine, le commemorazioni di rito.

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Dal sito di Peacelink riprendiamo questi pensieri tratte dal libro di Papa Francesco Vi chiedo in nome di Dio. Dieci preghiere per un futuro di speranza, ed. Piemme 2022
La guerra è il segno più chiaro della disumanità. […]
Il magistero della Chiesa non ha risparmiato parole nel condannare la crudeltà della guerra e, nel corso del XIX e del XX secolo, i miei predecessori l'hanno definita "un flagello", che "mai" può risolvere i problemi tra le nazioni; hanno affermato che la sua esplosione è una "inutile strage" con cui "tutto può essere perduto" e che, in definitiva, "è sempre una sconfitta dell'umanità". Oggi, mentre chiedo in nome di Dio che si metta fine alla follia crudele della guerra, considero inoltre la sua persistenza tra noi come il vero fallimento della politica.

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Pubblichiamo le considerazioni di Giancarla Codrignani sulle domande di Esodo.
1) L’incarnazione come “legge della storia” testimonia che chi è venuto “per la salvezza di tutti” ha assunto la condizione umana comune, quella di allora come quella di oggi, evidentemente con i suoi limiti. Possiamo dire che tutto resta nel peccato? Il peccato “originale” è simbolico: occorre la volontà non solo individuale del male se la pandemia è naturale (viviamo in un pianeta collocato nel cosmo di cui non sappiamo ancora molto), ma la guerra no. La guerra è il male per tutti, per i cristiani perché estranea dal dogma dell’amore. Che riguarda l’umanità nel suo processo di crescita ma anche l’individuo nella coscienza libera (della “libertà dei figli di Dio”).

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di Enrico Di Pasquale, Fondazione Leone Moressa
L’espressione “Resilienza” descrive la capacità di resistere a un evento traumatico, adattandosi e modificando la propria condizione di partenza, ed è la parola chiave della ripresa economica post-pandemia, caratterizzata dagli investimenti europei del Next Generation EU. Nonostante le perduranti incertezze legate ai possibili riverberi della pandemia e agli effetti della guerra in Ucraina, gli investimenti previsti dovrebbero portare a un’Italia più competitiva e sostenibile.

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Continuiamo la nostra riflessione "a monte" delle contingenze su alcune domande di fondo sul tema della pace con l'intervento di Piero Stefani
1. Il cristiano di fronte al male nella storia o meglio dentro il male. Riprendendo Bonhoeffer, che considera l’incarnazione come legge della storia, il cristiano sa che qualsiasi azione compia rimane nel peccato. Nella storia non si pone l’alternativa astratta tra il Bene assoluto e il Male assoluto. Qualsiasi azione facciamo per compiere il bene si rimane nella situazione di peccato: comporta assumere il rischio della scelta personale nella situazione concreta con la fede nella misericordia di Cristo che ha preso su di sé il peccato e lo ha vinto.
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Emergency e Ogilvy trasformano le parole di Gino Strada in realtà con l'Intelligenza Artificiale per un 2023 all'insegna della pace.

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Condividiamo l'appello di SOS Mediterranee.
Queste sono le previsioni di operatività per la Ocean Viking se non riusciremo a coprire al più presto l'aumento vertiginoso dei costi delle materie prime avvenuto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Pochi mesi. Dopodiché potremmo non avere più fondi per proseguire con le nostre missioni.
L'anno appena trascorso è stato durissimo: per noi che con estrema fatica cerchiamo di coprire il vuoto lasciato dagli Stati europei nel Mediterraneo, ma anche e soprattutto per migliaia di persone costrette a fuggire dai propri Paesi d'origine. Incarcerate e segregate nei centri di detenzione libici.

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Che effetto fa sapere che in Estonia lo scorso anno una Presidente della Repubblica donna, Kersti Kaljulaid, ha avuto il piacere di nominare Presidente del Consiglio Kaja Kallas, con le congratulazioni per “il governo equilibrato di genere e pieno di ambizioni europee" da parte della Presidente della Commissione dell’Unione Europea Ursula von der Leyen? È cambiato qualcosa?
Perché è come per le quote rosa che nessuna donna approva anche se il maschilismo congenito dei partiti le rende necessarie: se invece le quote le fornisce l’elettorato, non possiamo nemmeno essere del tutto sicuri che la legge sull’aborto sia al sicuro.
Perché il problema di fondo non è chi governa, se un maschio o una femmina, ma le forme in cui si è stabilizzato il potere. Questo potere.

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di Maurizio Ambrosini
Nel dicembre 2022 cade il cinquantesimo anniversario dell’approvazione di una legge molto importante per migliaia di giovani italiani di ieri e di oggi: l’approvazione della legge Marcora che riconosceva l’obiezione di coscienza al servizio militare e introduceva, pur se tra molte resistenze e restrizioni, la possibilità di un servizio civile sostitutivo. Venti mesi anziché dodici, all’epoca.
Dal 2001, finita la stagione della leva obbligatoria, il servizio civile è diventato volontario. Possiamo definirlo come un’attività istituzionalmente promossa, anche se non necessariamente gestita dall’amministrazione pubblica, rivolta alla popolazione giovanile, temporanea, mirante a promuovere in svariati modi l’impegno sociale a favore di cerchie più o meno prossime di potenziali beneficiari o della comunità nel suo complesso. Un istituto dunque finalizzato a sviluppare esperienze di cittadinanza attiva, collegato all’idea di promozione della pace o di difesa non armata della patria. In cambio di questo impegno, lo Stato (o altri donatori, come nel Regno Unito) riconoscono un corrispettivo economico ai partecipanti.
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