restiamo umani

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Pubblichiamo la riflessione dei presidenti dei movimenti cattolici ed ecumenici in vista della manifestazione nazionale a Roma il 5 novembre per il cessate il fuoco immediato in Ucraina e il negoziato
Diciamo No alle armi nucleari e SÍ a forti gesti di pace e di dialogo
A pochi giorni dalla grande manifestazione per la pace del 5 novembre a Roma e uniti a Papa Francesco, offriamo questo contributo di riflessione al dibattito e al confronto in corso sul drammatico problema della guerra e sulla necessità di avviare concreti percorsi di pace.

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di Mara Rumiz
Il 90% delle vittime delle guerre sono civili, un terzo dei quali bambini. E’ quindi questo il nemico? Chi paga il prezzo della guerra? La più aberrante in assoluto, diffusa e costante violazione dei diritti umani è la guerra, in tutte le sue forme. Cancellando il diritto di vivere, la guerra nega tutti i diritti umani. Come le malattie, anche la guerra deve essere considerata un problema da risolvere e non un destino da abbracciare o apprezzare. Un mondo senza guerra è un’utopia che non possiamo attendere oltre a vedere trasformata in realtà. (Gino Strada. “Abolire la guerra unica speranza per l’umanità”. Discorso alla cerimonia del Right Livelihood Award 2015).
Siamo nel pieno di una guerra alle porte di casa.

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di Antonella Visintin Rotigni, Commissione Globalizzazione e ambiente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
Premessa
Quando a fine anni ’80 ho cominciato a realizzare che le coordinate del pensiero collettivo, e quindi il patto sociale, stavano cambiando intorno a me, è stato a causa della scomparsa delle persone che consideravo di riferimento, persone di cui appuntavo confusamente le parole in un percorso personale di discernimento di un sentiero di giustizia e di senso.

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I risultati di una recente ricerca
di Maurizio Ambrosini
Londra, un tempo la città più secolarizzata del Regno Unito, è diventata oggi la città più religiosa, punteggiata com’è di chiese, chiesette, sale di preghiera, moschee, templi, soprattutto nelle sue vaste periferie popolari.
Anche in Italia sta succedendo qualcosa del genere. Ne mostra quanto meno l’avvio una ricerca appena pubblicata presso il Mulino: Quando gli immigrati vogliono pregare, promossa dal Centro studi Confronti della Chiesa Valdese e dalla Fondazione Basso e curata da Maurizio Ambrosini, Samuele Molli e Paolo Naso.

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Riprendiamo dal sito di Mosaico di pace quanto scritto da Tonio Dell'Olio il 14 settembre 2022 nella rubrica "Mosaico dei giorni".
Loujin Ahmed Nasif
Quando le vittime non hanno nome, semplicemente non esistono. È per questo che i nazisti sostituivano immediatamente l'identità anagrafica degli internati dei campi con un numero tatuato sull'avambraccio sinistro. Loujin Ahmed Nasif invece un nome ce l'ha – eccome! – e aveva anche i suoi quattro anni.

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La guerra di invasione dell'Ucraina ha messo in discussione molte certezze. Anche nella nostra area culturale tante sono le posizioni contrastanti. Nel sito abbiamo documentato analisi e riflessioni. Riteniamo necessaria una riflessione "a monte" delle contingenze su alcune questioni di fondo. Per questo abbiamo iniziato a porre a persone di diversa impostazione gli interrogativi che riteniamo preliminari.
Iniziamo con il teologo Severino Dianich
Il cristiano di fronte al male nella storia o meglio dentro il male.
Riprendendo Bonhoeffer, che considera l’incarnazione come legge della storia, il cristiano sa che qualsiasi azione compia rimane nel peccato. Nella storia non si pone l’alternativa astratta tra il Bene assoluto e il Male assoluto.

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Dal palco del Festival di Emergency, che si è svolto a Reggio Emilia dal 2 al 4 settembre, è stato lanciato l’appello per ridurre la spesa militare globale e reindirizzare le risorse economiche verso clima, salute e benessere delle comunità.
La richiesta viene da Matteo Smerlak, ricercatore, presidente e co-fondatore con il fisico Carlo Rovelli di The Global Peace Dividend Initiative, organizzazione no-profit che sostiene una campagna promossa da oltre cinquanta premi Nobel, leader politici e Ong partner come Emergency e più di 61 mila cittadini provenienti da tutto il mondo.

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Pubblichiamo il documento di UDIK – Unione Donne Italiane e Kurde a seguito del Memorandum d’intesa trilaterale per consentire l'ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato.

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di Maurizio Ambrosini
La tragedia di Melilla (almeno 37 morti e 76 feriti tra i migranti, secondo i primi bilanci) è una drammatica dimostrazione del significato dei confini e dei muri che separano il Nord e il Sud del mondo in questi tempi di ferro.
L’enclave spagnola in territorio marocchino è uno dei luoghi in cui i due mondi si incontrano fisicamente, separati da una barriera metallica sorvegliata da guardie armate.