futuro del cristianesimo

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di Matteo Menegazzo
Un manoscritto vecchio di vent’anni riemerso da un qualche scaffale dello studio di un giornalista, che rivela le memorie di un monaco ormai morto, che ha fatto un lungo viaggio formativo pur trascorrendo la vita tra “la cella, il coro, la biblioteca”. Potrebbe trattarsi della quarta di copertina di un romanzo d’avventura per ragazzi, invece è ciò che ci racconta Raniero La Valle, curatore del volume Benedetto Calati Il monaco della libertà.

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di Carlo Bolpin
Ringrazio per l’invito a questo incontro (22 settembre 2022 ad Altino) che copre il vuoto esistente di confronto che sarebbe necessario tra esperienze e posizioni diverse.
Sollecitati da alcuni preti, un gruppo di Esodo aveva proposto a diverse parrocchie di costituire gruppi sinodali interparrocchiali su aree tematiche. I parroci, seguiti da laici, hanno preferito un lavoro interno a ogni parrocchia. Probabilmente per giuste preoccupazioni, ma che mostrano il permanere di limiti, come pensare ancora l’esclusività della struttura territoriale giuridica della parrocchia costituita dai fedeli praticanti, e all’interno la centralità del parroco, che ha la preoccupazione di non creare fratture e conflitti. Ma questo riduce le possibilità di sinodalità.

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La “Lettera di Natale” 2022, dal titolo Primavera di umanità, ricorda innanzitutto con gratitudine don Pierluigi Di Piazza - fondatore del Centro Balducci di Zugliano e promotore dei periodici incontri dei preti della Lettera di Natale - che ci ha lasciati lo scorso 15 maggio. Tenendo fisso lo sguardo sulla sua profetica ed evangelica testimonianza accanto ai fragili della storia, i firmatari esprimono il desiderio di continuare a tener vivo in loro il medesimo impegno, che intravedono anche in tanti uomini e donne.

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Le 10 Parole (i 10 Comandamenti)
come Diritto Universale della Specie Umana e della Terra.
Per una rifondazione delle NNUU e del comune vivere civile come IUS PACIS per il BENE COMUNE UNIVERSALE e per i BENI COMUNI CONDIVISI.
di Giuliana Martirani (questo scritto è stato letto durante l'incontro "La grammatica del dialogo" che si è svolto ad Altino-Venezia il 24 settembre 2022).

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di Piero Stefani
Esiste un unico scritto neotestamentario che si confronta in maniera ampia e argomentata con il sacerdozio dell’Antico Testamento: la lettera agli Ebrei. Il suo intento, infatti, è di presentare l’opera di Gesù Cristo in forma sacerdotale. Il confronto conduce però a evidenziare differenze radicali. Il sacerdozio ebraico è ereditario: occorre discendere dalla componente cosiddetta sadocita della tribù di Levi. Gesù però apparteneva alla tribù davidica di Giuda, quindi era un laico; come applicargli lo statuto sacerdotale?

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di Piero Stefani
Si può identificare un momento in cui è avvenuta la rottura tra le prime comunità cristiane e l’ebraismo e quali le cause?
La domanda sembra muoversi all’interno dell’orizzonte in genere definito con l’espressione inglese «the parting of the ways» (il cui principale testo di riferimento è costituito dall’omonimo libro di J. D. G. Dunn, 1991). Questa prospettiva presuppone l’esistenza di una divisione avvenuta a partire da un comune, per quanto variegato, contesto giudaico.

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Il testo seguente è la trascrizione dal video-messaggio che il biblista e teologo brasiliano Marcelo Barros ha inviato ai partecipanti all'incontro del 25 settembre 2022 ad Altino.
Voi fratelli e sorelle carissime perdonatemi di non poter restare con voi in questo incontro così importante. Mi dispiace molto questa sorpresa che mi impedisce di essere lì con voi.

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Una declinazione teologica
Pubblichiamo il contributo di fr. Lorenzo Raniero ofm, preside dell'ISE di Venezia, all'incontro con il teologo brasiliano Marcelo Barros "La grammatica del dialogo" che si è svolto ad Altino (Venezia) il 24 settembre 2022.
È indubbiamente riconosciuto da tutti che nella Chiesa cattolica la vera stagione del dialogo è iniziata con il Concilio Vaticano II, evento straordinario di grazia con cui la Chiesa tende la mano al mondo contemporaneo e desidera entrare in dialogo con tutti gli uomini di buona volontà. La conferma di questo proposito e l’invito alla sua prosecuzione è ribadito anche nell’Enciclica programmatica di Paolo VI Ecclesiam suam (1964) all’inizio del suo pontificato nella quale invita tutta la Chiesa a stabilire relazioni con il mondo che la circonda e in cui essa vive e lavora (cf. ES, 13).

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di Piero Stefani
Anche all’epoca di Gesù e delle prime comunità, l’ebraismo era plurale. La polemica di Gesù e di Paolo era rivolta ad alcuni filoni e quali? E invece la loro appartenenza e i loro legami con quali altri gruppi erano? E viceversa quali gruppi di ebrei li riconoscevano come appartenenti all’ebraismo? E quali invece erano ostili?
Comincio dalle ultime due domande per cercare di approdare a una prospettiva utile per chiarire anche altre questioni. Il problema in esse non sembra ben posto; vi si introduce, infatti, un’alternativa mentre è solo la sua mancanza a rendere comprensibile il panorama: si era ostili alle comunità dei credenti in Gesù Cristo proprio perché le si riteneva parte del popolo ebraico.