Intervista di Antonella Mariani a Marco Mascia, presidente del Centro per i diritti umani dell’Università di Padova, in “Avvenire” del 22 giugno 2025

«È in corso un colpo di Stato a livello internazionale, un attacco senza precedenti all’impianto del diritto internazionale e in particolare a quello dei diritti umani. È un golpe contro la legalità e contro la pace»; è senza mezze misure la diagnosi di Marco Mascia, presidente del Centro di Ateneo per i diritti umani “Antonio Papisca” dell’università di Padova. Alla vigilia dell’80esimo anniversario della Carta dell’Onu, che si celebrerà il 26 giugno, Mascia rilancia l’appello di 268 ex funzionari delle Nazioni Unite ai governi e «a tutti i cittadini del mondo affinché rivendichino lo scopo e i principi della Carta» e avviino le riforme «per tornare sulla strada del progresso».

Professore, torniamo al colpo di Stato. Quale sarebbe l’obiettivo dei “golpisti”?
Distruggere le strutture multilaterali e il corpus del diritto internazionale, seppellirli sotto le macerie di Kiev, di Gaza, di Teheran. Stiamo vivendo la crisi dello Stato di diritto. È la legge della forza che vuole prevalere sulla forza della legge. Ma attenzione: le violazioni reiterate del diritto internazionale rappresentano l’altra faccia dell’impunità e in futuro saranno l’ostacolo più grande alla giustizia e alla riparazione nei confronti delle vittime e dei sopravvissuti.

Israele ha invocato il diritto alla difesa preventiva per motivare l’attacco all’Iran. Esiste questo diritto?
L’articolo 51 della Carta dell’Onu riconosce agli Stati il diritto di “autotutela individuale e collettiva” per respingere un “attacco armato” e nel tempo strettamente necessario perché il Consiglio di sicurezza adotti le misure necessarie a mantenere la pace e la sicurezza. È dunque vietata, nei rapporti internazionali, la legittima difesa «preventiva», ovvero «attaccare per primi». Tanto più che persino l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea, ndr) ha precisato che non esistevano rischi imminenti che l’Iran sviluppasse la bomba nucleare.

Dunque , professore, l’operazione “Rising Lion” secondo il suo parere è fuori dal diritto internazionale. Ma del resto come immaginare che possano intervenire le Nazioni Unite, da tempo spettatrici impotenti in ogni crisi che avviene nel mondo?
Evidentemente occorre che le Nazioni Unite siano messe nella condizione di gestire efficacemente il sistema di sicurezza collettiva previsto dalla Carta, che le vede nella posizione di massimo garante dell’ordine mondiale. In altre parole, gli Stati hanno l’obbligo giuridico – prima ancora che politico – di far funzionare l’Onu.

E come?
L’Onu per la mancanza di volontà degli Stati membri non ha mai avuto a disposizione le forze di polizia internazionale che servono per garantire la pace e la sicurezza. Dei 193 Stati che lo compongono, nessuno ha sottoscritto gli accordi in questo senso previsti dall’articolo 43 della Carta. E allora, come possiamo pensare che possa realizzare ciò per cui è stato creato? L’Onu è ciò che gli Stati che lo compongono decidono che sia.

C’è una via d’uscita?
Sì, una via d’uscita c’è: dar vita a una Convenzione universale per il rafforzamento delle istituzioni dell’Onu e la loro democratizzazione. Questa Convenzione, creata con una risoluzione dell’Onu, dovrebbe raccogliere i rappresentanti di parlamenti regionali, nazionali e sovranazionali, delle ong con status consultive, dei movimenti transnazionali… Visto che gli Stati dimostrano di saper fare solo la guerra, lasciamo agli attori non statuali il compito di riformare l’Onu.

Professore, qualcuno dice che il diritto internazionale ormai è morto e sepolto, basato com’è sul principio che gli Stati non debbano usare la forza per la risoluzione delle controversie internazionali. È d’accordo?
No, non è il diritto internazionale a essere defunto e anzi ha ancora, soprattutto oggi, una valenza intrinseca di resistenza. Semmai, come già detto, è debole il sistema di garanzia.

Lei da tempo è impegnato in una battaglia per la difesa dell’Onu. Ma l’Onu, nella sua impotenza, per molti è ormai indifendibile...
L’Onu non è solo il Consiglio di Sicurezza, paralizzato dal diritto di veto dei suoi componenti. L’Onu sono le agenzie specializzate, dall’Unhcr all’Ilo, dall’Oms all’Unesco… Nei decenni, tutti questi organismi hanno elaborato convenzioni giuridiche fondamentali per la nostra civiltà. Il mondo ha bisogno più che mai di istituzioni multilaterali, perché se queste crollano, buttiamo a mare anche il diritto internazionale, compreso quello dei diritti umani, che lo ricordo, è nato dopo la Seconda Guerra Mondiale per mettere al centro non più le sovranità armate degli Stati bensì le persone.

Chi potrebbe frenare l’irrilevanza del diritto internazionale?
L’Unione Europea, ultimo baluardo e difensore del multilateralismo, deve riportarlo al centro. L’Europa deve decidere cosa vuole essere: un’Europa sonnambula che cammina verso il precipizio o un’Europa che salva i suoi giovani dall’incubo della guerra? Un’Europa che rilancia una folle corsa al riarmo o un’Europa che difende il suo ruolo di negoziatrice?