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a cura di Carlo Beraldo, Vittorio Borraccetti, Carlo Rubini
1. Questo numero di Esodo, dedicato al rapporto religione-politica, nasce dall’indignazione provata da molti per l’uso della fede cristiana, dei suoi simboli, dello stesso nome di Dio, da parte di alcuni partiti nelle competizioni elettorali, e non solo, a sostegno di un proprio progetto politico, i cui contenuti sembrano contrastare con i valori fondanti del messaggio cristiano per sua natura universalistico. Questa strumentalizzazione viene compiuta da una molteplicità di soggetti politici nel mondo attuale, più che altro di orientamento conservatore e autoritario, e non solo con riferimento al cristianesimo; si usa il fondamento religioso come uno degli elementi identitari di una comunità sociale (accanto ad altri, come una certa idea di nazione e famiglia), con tendenziale esclusione o discriminazione di chi non si riconosce in essi. In Europa manifestazioni di esplicito uso della religione a fini politici sono presenti, oltre che in Italia, in paesi come l’Ungheria e la Polonia, tra i più noti. Tale prassi si evidenzia in altre aree del mondo, coinvolgendo ulteriori religioni, oltre al cristianesimo nelle sue diverse manifestazioni, come l’islam, l’ebraismo, l’induismo, ecc. L’uso politico della religione ali- menta spesso nazionalismo e sovranismo, contrastando sul piano internazionale il multilateralismo e i faticosi tentativi di costruire organismi sovranazionali capaci di prevenire e governare i conflitti e, sul piano interno, il pieno riconoscimento dei diritti soggettivi a chi non si riconosce nei prevalenti modelli morali di comportamento derivanti dalla religione.
con Monica Simeoni, Enzo Pace e Vittorio Borraccetti
di Carlo Beraldo
Periodicamente in Italia si sviluppano discussioni, che spesso degenerano in veri e propri conflitti tra posizioni in netta contrapposizione ideologica, sul tema dell’aborto. Recentemente la polemica, alimentata dai differenti giudizi sull’inserimento in Francia dell’aborto come diritto costituzionale, è sorta in conseguenza dell’inserimento nel cosiddetto Decreto PNRR 2024, ratificato dal Parlamento nell’ultima settimana di aprile, di un comma che così dice: “Le regioni organizzano i servizi consultoriali nell'ambito della Missione 6, Componente 1, del PNRR e possono avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità” (Art. 44-quinquies.).
di Cettina Militello, dal mensile dell'"Osservatore Romano" Donna-Chiesa-Mondo, aprile 2024
La preghiera delle donne ha caratteri diversi e propri? Davvero non lo credo. Alla sua radice, oltre la “domanda”, questo l’etimo, sta il bisogno, l’esperienza di Dio. L’attitudine di chi prega, uomo o donna che sia, è quella di chi sta alla presenza di Colui che da senso profondo al suo esserci al mondo. Lo trova e riconosce nelle creature e nel creato sino addirittura a considerarli, ognuno nel suo genere, come risposta al suo bisogno. Da qui l’idolatria… E poiché nel fluire della storia - e delle culture che l’hanno abitata - a fare la differenza non sono state le donne ma gli uomini, questi ultimi, soprattutto, hanno modulato e regolamentato questo bisogno innato.
di Sandra Savogin
Pubblichiamo un profilo di Vinicio Morini (1925-2024), dirigente partigiano, militante politico, impegnato nelle battaglie per la tutela ambientale, promotore culturale. Lettore della rivista e socio di Esodo, molto attento a tutti i nostri temi, da quelli etico-culturali a quelli sulle questioni di fede e di religione, sempre con profondità critica e ampiezza di vedute.
Nato a Mirano nel 1925, si trasferì nel 1938 a Mestre in Via Col di Lana con la famiglia in cui erano in 10 figli. A 16 anni nel 1941 trovò un lavoro presso lo stabilimento Lavorazione Leghe Leggere a Porto Marghera, nel reparto presse con turni alternati di 12 ore dalle sei del mattino alle sei della sera e dalle sei della sera alle sei del mattino. L'Italia era in guerra già da un anno.
intervista a Stefano Levi Della Torre a cura di Umberto De Giovannangeli in “l’Unità” del 24 aprile 2024
Professor Levi Della Torre, cosa distingue a suo avviso una critica a Israele per ciò che sta perpetrando a Gaza da un atteggiamento antisemita?
La critica a Israele per il massacro a Gaza è doverosa. L’aggressione terribile di Hamas del 7 ottobre ha traumatizzato nel profondo Israele rinnovando memorie dei pogrom e del genocidio e rivelando una sua inattesa vulnerabilità. Israele ha diritto di reagire e difendersi? Negarlo sarebbe un sintomo antisemita. Ma a Gaza e in Cisgiordania Israele ha trasformato la guerra contro Hamas in guerra contro il popolo palestinese su due fronti, quello di Gaza e quello in Cisgiordania.
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