di Maurizio Ambrosini
Nel dicembre 2022 cade il cinquantesimo anniversario dell’approvazione di una legge molto importante per migliaia di giovani italiani di ieri e di oggi: l’approvazione della legge Marcora che riconosceva l’obiezione di coscienza al servizio militare e introduceva, pur se tra molte resistenze e restrizioni, la possibilità di un servizio civile sostitutivo. Venti mesi anziché dodici, all’epoca.
Dal 2001, finita la stagione della leva obbligatoria, il servizio civile è diventato volontario. Possiamo definirlo come un’attività istituzionalmente promossa, anche se non necessariamente gestita dall’amministrazione pubblica, rivolta alla popolazione giovanile, temporanea, mirante a promuovere in svariati modi l’impegno sociale a favore di cerchie più o meno prossime di potenziali beneficiari o della comunità nel suo complesso. Un istituto dunque finalizzato a sviluppare esperienze di cittadinanza attiva, collegato all’idea di promozione della pace o di difesa non armata della patria. In cambio di questo impegno, lo Stato (o altri donatori, come nel Regno Unito) riconoscono un corrispettivo economico ai partecipanti.
di Enrico Di Pasquale, Fondazione Leone Moressa
Lo scorso 10 novembre la Fondazione Leone Moressa ha presentato a Mestre la ricerca realizzata per il Centro di Servizio di Volontariato (CSV) della Città Metropolitana di Venezia, volta ad analizzare i bisogni degli Enti del Terzo Settore (ETS) del territorio.
Secondo l’Istat, le istituzioni Non Profit attive in Italia sono oltre 360 mila e coinvolgono quasi 900 mila dipendenti e 5,5 milioni di volontari. Su una popolazione di poco meno di 50 milioni di adulti (maggiorenni), significa che l’11% della popolazione italiana si dedica, a vario titolo, ad attività di volontariato.
Oltre a un innegabile ruolo sociale, gli ETS gestiscono una consistente porzione di welfare, dall’assistenza alle persone con disabilità alla tutela dell’ambiente, dai servizi sanitari e socio-assistenziali, alla cultura, che altrimenti ricadrebbe a carico delle istituzioni locali o degli utenti finali.
Il cristiano di fronte al male nella storia o meglio dentro il male. Riprendendo Bonhoeffer, che considera l’incarnazione come legge della storia, il cristiano sa che qualsiasi azione compia rimane nel peccato. Nella storia non si pone l’alternativa astratta tra il Bene assoluto e il Male assoluto. Qualsiasi azione facciamo per compiere il bene si rimane nella situazione di peccato: comporta assumere il rischio della scelta personale nella situazione concreta con la fede nella misericordia di Cristo che ha preso su di sé il peccato e lo ha vinto. Compiere un’azione che si ritiene necessaria per raggiungere un bene, come uccidere il tiranno o partecipare alla guerra per la libertà del proprio popolo, è quindi contemporaneamente bene e male, giusto e peccato. Se è così, è una contraddizione interna alla coscienza personale del cristiano ma ha anche significati per la Chiesa e per l’etica umana collettiva?
L’indicazione di Bonhoeffer va vista nella giusta luce.
di Italo De Sandre
Non so se sia utile affrontare oggi i problemi posti così complessi partendo da una riflessione nobilissima che ha come lemma centrale il peccato (punto 1 domande ). In un convegno di BIBLIA sul MALE di molti anni fa, ricordo bene un'espressione di Salvatore Natoli di cui cito il "senso per me": se pensate al male, non occorre che andiate a scomodare Dio, pensate al male agito e subìto dagli uomini… Dopo aver seguito lo sviluppo del "pensiero complesso" e per quanto possibile i fondamenti delle neuroscienze, di quell’idea sono ancora del tutto convinto.
di Carlo Bolpin
Nei quotidiani più qualificati trovate i titoli accademici, i molti saggi scritti e la loro importanza per la storia dell’economia, le Università italiane e straniere in cui ha insegnato Gianni Toniolo. Gli articoli si possono leggere cercando su Google.
Io penso ai colloqui rimasti in sospeso e agli appuntamenti previsti che non potremo più avere, almeno in questa vita. Mi rimangono il dolore e il silenzio. Tristezza e rimpianto per non aver risposto al suo ultimo messaggio in ottobre e quindi non aver avuto la sua risposta, mai ovvia e sempre con un ragionamento mai giudicante anche se netto, senza sconto. Come mi ha scritto “dobbiamo tutti stare in guardia contro l'assolutizzarle e il pensare che le nostre siano ‘giuste’ e quelle dell'altro ‘sbagliate’. Ci proviamo. D'altronde parliamo sempre di "atteggiamento d'ascolto".
di Paolo Naso
Si discute di crisi della globalizzazione. E’ una tesi che condivido e che ci dovrebbe indurre a ripensare questo grande processo economico e politico che ha caratterizzano gli ultimi decenni. La delega di poteri propri degli stati a organismi sovranazionali sua origine, l’apertura dei mercati, il superamento dei blocchi militari hanno segnato un tempo che, idealmente, possiamo fissare tra la nascita delle Nazioni Unite e la crisi dei mercati finanziari che ha raggiunto la sua acme nel 2008. In questo lungo lasso di tempo la globalizzazione è stata celebrata e persino idolatrata come il processo che avrebbe ridotto le conflittualità, allargato i confini e promosso i diritti umani.
di Maurizio Ambrosini
Pubblichiamo, per gentile concessione dell’autore, l’articolo di “Avvenire” dell’8 novembre 2022 «Emergenza sbarchi», l’uso politico. Sono persone non rifiuti.
Sul fronte politico-mediatico è, dunque, tornata l’emergenza sbarchi. Il neo-insediato governo Meloni ha immediatamente rieditato la guerra alle Ong e ai partner europei, già targata Salvini. E negli stessi giorni, con meno clamore, ma con effetti pratici ancora più perniciosi, ha rinnovato il memorandum d’intesa con la Libia, nonostante le denunce sempre più numerose, documentate e autorevoli di abusi e maltrattamenti, fino alle torture e alle uccisioni, a danno di migranti e profughi detenuti e, se in fuga, intercettati e rimandati nei centri di detenzione gestiti sia dal governo, sia da milizie locali.
Esodo aderisce al seguente appello.
Come organizzazioni del Tavolo Asilo e Immigrazione e che si occupano della promozione dei diritti fondamentali, ci rivolgiamo ai Ministri dell’Interno, della Difesa e delle Infrastrutture del Governo Italiano, perché sia immediatamente consentito lo sbarco di tutti i naufraghi soccorsi negli scorsi giorni nel Mediterraneo Centrale, da giorni in attesa a bordo delle navi di salvataggio.
Il Decreto del Ministero dell’Interno del 4 novembre 2022, scritto di concerto con il Ministero della Difesa e il Ministero delle Infrastrutture, con il quale si pretende di riservare lo sbarco alle sole persone “che versino in condizioni emergenziali” e di respingere le altre fuori dalle acque territoriali, si pone decisamente in contrasto con il divieto di respingimento collettivo, e potrebbe portare a una nuova condanna dell’Italia per respingimenti illegali, come già fu nel 2012. Il Tavolo Asilo e Immigrazione sottoscrive, a questo proposito, l’analisi e l’appello proposto da Magistratura Democratica e allegato a questo comunicato stampa.
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