Sfidare il realismo. Politica dei cristiani e radicalità evangelica
di Claudio Sardo (curatore)
Marietti 1820, 2024
Presentato poche settimane fa a Campalto, in collaborazione con la Parrocchia di San Martino e Benedetto e le ACLI provinciali, Sfidare il realismo, Politica dei cristiani e radicalità evangelica è un testo plurale e aperto, che si interroga sulle forme che può avere, nel mondo “grande e terribile” della nostra contemporaneità, l’impegno sociale e politico dei cristiani.
Coordinato e introdotto da Claudio Sardo, già direttore del quotidiano "l’Unità" e del periodico delle ACLI "Azione sociale", ora collaboratore dell’ufficio studi della Presidenza della Repubblica1, il testo raccoglie gli interventi – rielaborati e ampliati – del seminario promossi dalle ACLI e tenutosi a Roma il 26 febbraio 2024, che ha intrecciato attorno al tema Il cattolicesimo sociale e democratico ai tempi di papa Francesco voci ed esperienze delle associazioni cattoliche (AC, ACLI, AGESCI, Focolari, FOCSIV, Comunità di Sant’Egidio), di personalità della cultura (Chiara Tintori, Luisa Crozza, Francesco Occhetta S.I., Ernesto Maria Ruffini, di cattolici impegnati in politica, come Rosy Bindi, Pierluigi Castagnetti, Paoli Ciani, Livia Turco, Marco Tarquinio.
Dalla data del seminario è trascorso ormai un anno e mezzo, un periodo segnato da un lato dall’incistarsi degli scenari di guerra in Ucraina e a Gaza e all’accensione di nuovi focolai in Medio Oriente, dall’altro dalla scomparsa di Francesco, il papa “venuto dalla fine del mondo” e dal prologo del nuovo pontificato di Leone XIV, il Cardinale Robert Francis Prevost, che ha scelto di chiedere una “pace disarmata e disarmante”.
Per questi motivi il senso e le ragioni contenute nel testo coordinato da Sardo non solo non cessano, ma aumentano la loro necessità. In estrema sintesi, fulcro degli interventi e delle diverse sensibilità intrecciate nel volume, è la domanda circa le forme e i modi con cui oggi il cristiano possa fecondare la città dell’uomo, rendere vivo e riconoscibile il proprio impegno e il proprio stile.
Dilatando lo sguardo con intelligenza e profondità storica, Sardo nell’introduzione scandisce tre diversi approcci del cattolicesimo alla partecipazione sociale e politica: il primo è quello, inaugurato da Leone XIII con la Rerum Novarum, della mediazione offerta dal personalismo tra la via liberale e quella marxista, tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, con l’affermarsi della seconda rivoluzione industriale, della concentrazione del capitale e dell’affermazione dei partiti di massa; la seconda stagione è quella rappresentata dal Concilio Vaticano II, inaugurato da Giovanni XXIII e concluso da Paolo VI, dell’incontro tra le verità di fede e le scelte di libertà, in ascolto dei segni dei tempi, tra cui Angelo Giuseppe Roncalli, includeva la decolonizzazione del sud del mondo e il ruolo delle donne nella vita civile e politica. La terza stagione è infine quella aperta da Jorge Mario Bergoglio, che invita la chiesa a essere in uscita verso le periferie esistenziali e fisiche delle nostre società, salda giustizia sociale e climatica nell’ecologia integrale, invoca la fratellanza tra le donne e gli uomini, le fedi e le culture, come unico legame in grado di salvare l’umanità.
Beninteso, la riflessione teologica e sapienziale del cattolicesimo ci impone di non leggere queste tre stagioni come periodi tra loro contrapposti e con soluzioni di continuità, bensì come progressive maturazioni incluse l’una nell’altra, intese a collocare la chiesa nella contemporaneità, a leggerne i processi, a maturare una presenza significativa.
Del resto, è fuori di dubbio che l’analisi di Francesco, distillata in quell’espressione che al tempo suscitò scalpore – la terza guerra mondiale a pezzi – è quella che ha saputo antevedere molti dei processi che segnano drammaticamente la nostra quotidianità.
E quindi, di fronte a un mondo frammentato, esposto alla fragilità dei cambiamenti climatici e alle violenze delle guerre, al dilatarsi drammatico delle disuguaglianze non solo tra nord e sud del mondo, ma anche all’interno delle stesse società occidentali, gli interventi del testo mirano ad alcuni punti comuni che devono contraddistinguere la presenza del cristiano nel mondo.
Il primo punto è proprio quella della radicalità dell’azione, che non deve e non può essere confusa con il radicalismo, ma che va interpretata come nettezza delle scelte, a partire dall’opzione preferenziale per i deboli e i poveri.
L’altro punto è quello della cura, della sollecitudine, dell’incessante adoperarsi nel farsi carico delle marginalità, ma anche della questione ambientale, che diviene oggi la madre di tutte le questioni. In questo senso, tutti gli interventi, diversificando approcci e toni, in ogni caso convergono sulla necessità di considerare le grandi questioni globali del pianeta – quella climatica, quella sociale, quella economica – come parti diverse di un’unica grande questione, che traguarda la possibilità dell’umanità di continuare ad abitare in maniera giusta e solidale una casa comune sulla quale devono venire meno le relazioni di dominio, e predominare piuttosto quelle di fratellanza.
E fraternità è proprio uno dei termini chiave del vocabolario di Bergoglio, a partire dalla lettera enciclica Fratelli tutti del 3 ottobre 2020 e dal Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune sottoscritto il 4 febbraio 2019 insieme all’Iman di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, che individuano, oltre alle differenze di fedi e culture, la fraternità come elemento distintivo dell’essere umano e come antidoto al proliferare delle guerre.
Se questa è l’impronta antropologica che il cristiano deve dare alla propria presenza nella storia e nella società, non stupisce che molti degli interventi del volume ritornino instancabilmente sulla necessità di un impegno nei confronti della pace, del contrasto al riarmo delle società, perché “nessuno può essere nemico per sempre”, nella consapevolezza – di fronte a una perdurante mistificazione del dibattito pubblico – che quella della pace costituisce in realtà l’opzione del più concreto realismo, e che l’unico modo di recuperare un protagonismo dell’Unione Europea nell’attuale scenario internazionale sia quello di farne un campione dell’azione diplomatica, sulla scorta ad esempio degli accordi di Helsinki del 1975, che contribuirono in maniera determinante alla distensione nella lunga stagione della guerra fredda.
Di fronte a questa lettura della realtà, si pone il tema delle forme concrete dell’azione del cristiano nella vita pubblica. Tanto nell’introduzione di Sardo che negli interventi del volume, viene presto scartata l’ipotesi – che contraddistinse il secondo novecento italiano – della presenza di un partito dei cattolici piuttosto che della creazione di lobby o correnti all’interno dei partiti politici esistenti. La strada da cogliere è, piuttosto, quella di valorizzare la presenza e la partecipazione delle persone ai movimenti e alle associazioni di ispirazione cattolica che, insieme alle altre realtà laiche, arricchiscono la società civile, attraverso un’educazione alla scelta di servizio politico che parta dai territori e dalle reti associative.
La scommessa del volume, da ultimo, è quella di proseguire il percorso innescato con il seminario del febbraio 2024, a costituire ponti e relazioni significative tra le realtà associative, le espressioni culturali, i rappresentanti istituzionali a livello nazionale e locale, inaugurando un cantiere in grado di proseguire ed aggiornare la necessità di una testimonianza attiva del cattolicesimo sociale e democratico, fuori dalle tentazioni di farsi partito.
Una scommessa che non può che innestarsi sulla necessità di proseguire il cammino intrapreso da Francesco, le sue intuizioni, la consapevolezza anche delle contraddizioni, e la consapevolezza che, nella contemporaneità, i credenti possono avviare un cammino insieme a chi condivide la stessa “sete di umanità”.
Un cammino indispensabile oggi, nel momento in cui la guerra sempre essere tornata il principale mezzo di regolazione dei rapporti tra i paesi, segnato dall’affermazione dei nazionalismi e della destra estrema in molte nazioni europee ed occidentali.
Un tempo senza dubbio incupito e grigio, ma che non deve indulgere a remissioni o introflessioni, alla rinuncia ad una presenza attiva e consapevole. Del resto, Giorgio La Pira, storico esponente del cattolicesimo sociale, sindaco di Firenze e autore di una vera e propria “diplomazia della città” negli anni ’60 del secolo scorso affermava che la speranza “è un’avventura e un rischio: forse che per il rischio di perdere la sementa il contadino smette di seminare?” A pochi chilometri da Firenze, sulla collina di Fiesole, nello storno torno di anni padre Ernesto Balducci elaborava una delle più suggestive definizioni della politica che, per lo scolpita, era essenzialmente “organizzazione della speranza”.
Perché, da ultimo, la ridefinizione delle le prassi dell’impegno sociale cattolico non può che riassumersi nell’ostinata e continua preoccupazione a seminare la speranza. A riassumere la polifonia del volume valga l’invito di Ivana Borsotto, presidente della FOCSIV, e realizzare un vasto programma in direzione di una società più giusta e solidale, in grado di coltivare i beni comuni e assicurare un’esistenza dignitosa per le persone. Un programma, continua Borsotto, da realizzare “con la dovuta ansia, ma senza esagerare, e non solo con allarme, ma con speranza, perché la democrazia è luce, è allegria. Il suo volto non è un volto triste e corrucciato, è un volto che non impaurisce ma che semina fiducia”.
di Gabriele Scaramuzza
Claudio Sardo (curatore)
Sfidare il realismo. Politica dei cristiani e radicalità evangelica
Marietti 1820, 2024, pp. 168, euro 21,00
Note
1) Di Claudio Sardo vogliamo in particolare ricordare la curatela dei discorsi di David Sassoli, raccolti ne Il coraggio dell’audacia del 2013.