Le Ferite
a cura di Caterina Bonvicini
Einaudi 2021

In occasione dei cinquant’anni di Medici Senza Frontiere Einaudi ha pubblicato un libro composto da quattordici racconti scritti da sette scrittori e sette scrittrici: Marco Balzano, Diego De Silva, Donatella Di Pietrantonio, Marcello Fois, Helena Janeczek, Jhumpa Lahiri, Antonella Lattanzi, Melania G. Mazzucco, Rossella Milone, Marco Missiroli, Evelina Santangelo, Domenico Starnone, Sandro Veronesi e Hamid Ziarati.

A leggerlo si sente tutto il dolore del mondo, quello vicino e quello lontano, quello provato e quello solo immaginato o addirittura impossibile da immaginare, ma che la capacità narrativa di chi scrive rende comunque prossimo e sensibile. Ci sono storie di ferite subite o inferte, domestiche o straniere, viste con occhi di bambini o da adulti.
Ci sentiamo anche noi parte di questa narrazione, a volte potendo essere spettatori, altre volte potendo  (o provando a) identificarci con i protagonisti. E’ il dono della letteratura, di poter scrivere e leggere, in quest’ordine per così dire inverso, che consente di cogliere e far cogliere  aspetti della realtà più o meno visibili e, a volte, dicibili.

Mentre lo leggevo, mi sono venute in mente altre parole che considero poetiche, da affiancare a quelle di  Wislawa Szymborska proposte dalla curatrice del libro, Caterina Bonvicini, nel risvolto di copertina “Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa / Perdonatemi ferite aperte, se mi pungo un dito”.
Ho pensato ad Etty Hillesum e al suo “Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite”.
Ho pensato a Che Guevara: “Non credo che siamo stretti parenti, ma se Lei è capace di tremare di indignazione ogni qual volta si commetta un’ingiustizia nel mondo, siamo compagni, il che è più importante”.
O a De Andrè: “Anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti”.

Ciò che la lettura di questo libro suscita è proprio il movimento e il coinvolgimento. E Medici Senza Frontiere, a cui è dedicato,  è in un certo senso, un movimento. Provoca un movimento interiore anche in noi, come una nostra personale attivazione e reazione, una commozione che chiede giustizia o, almeno, riparazione. Un’ultima citazione, come un ritornello per ogni racconto, potrebbero essere allora le parole del capitolo 25 del vangelo di Matteo “tutte le volte che avete fatto ciò a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, lo avete fatto a me!” (Mt. 25,40).

a cura di Anna Urbani

Caterina Bonvicini (a cura di)
Le Ferite
Einaudi 2021, pp. 152 , euro 17,50