Rassegna stampa da Avvenire a cura della redazione

Avvenire è l’unico quotidiano che denuncia, in modo continuativo e con inchieste documentate, lo scandalo dell’indifferenza dell’Unione Europea verso le persone a cui viene impedito l’ingresso e che invece avrebbero diritto alla protezione, sulla base dei trattati internazionali e delle stesse Costituzioni dei Paesi membri.

Afferma su Avvenire Maurizio Ambrosini giovedì 10 dicembre 2020, Giornata mondiale per i diritti umani, che “la ricorrenza cade in un momento assai fosco per le sorti dell’umanità minacciata”.

Questa conquista è fragile. Il riconoscimento dell’universalità “dei diritti umani a tutti – indipendentemente dal luogo d’origine e dalla cittadinanza – deve, infatti, fare i conti con un mondo diviso in Stati nazionali”.
” Il giusto principio di controllo delle frontiere diventa l’ingiusto (e violento) dispositivo per sottrarsi all’obbligo di proteggere le persone in pericolo. L’esternalizzazione del controllo verso i Paesi di transito, come Turchia, Libia e Niger, raggiunge l’ipocrita obiettivo di sfuggire agli obblighi umanitari senza negare apertamente i diritti umani” (...) “Come ha documentato l’ultimo rapporto sul diritto d’asilo della Fondazione Migrantes della Cei, i profughi nel mondo aumentano, sfiorando nel 2019 la cifra di 80 milioni, ma quelli accolti dalla Ue diminuiscono: poco più di 600mila domande d’asilo nell’ultimo anno. In Italia poi il dato è ancora più ridotto, meno di 40mila, neanche il 6% del già modesto impegno della Ue sul tema. Siamo ben lontani dall’«invasione» di cui ritualmente ci si lamenta”. 

Mentre da noi si discute della “libertà” di fare shopping e cenone di Natale, così Nello Scavo descrive quanto avviene alle nostre porte che chiudiamo a chi ha diritto di essere accolto, in un’inchiesta iniziata con i primi due articoli il 5 e il 13 dicembre. Lasciamo parlare le immagini del “viaggio disperato lungo la rotta dei Balcani, tra violenze e torture inaudite da parte della polizia. Centinaia di profughi con diritto alla protezione respinti dall’Italia: «Sistematica violazione di diritti». È la schiena curva e livida dei respinti a dire le sprangate. Sono le gambe sanguinanti a raccontare la disperata corsa giù dal valico. A piedi nudi, con le caviglie spezzate dalle bastonate e i cani dell’esercito croato che azzannano gli ultimi della fila. È l’umiliato silenzio di alcuni ragazzi visitati dai medici volontari nel campo bosniaco di Bihac per le cure e il referto: stuprati e seviziati dalla polizia con dei rami raccolti nella boscaglia. I meno sfortunati se la sono cavata con il marchio di una spranga incandescente, a perenne memoria dell’ingresso indesiderato nell’Unione Europea. Gli orrori avvengono alla luce del sole. Affinché gli altri, i recidivi degli attraversamenti e quelli che dalle retrovie attendono notizie, battano in ritirata.(...) Siamo stati picchiati, bastonati, ci hanno tolto le scarpe, preso i soldi e i telefoni. Poi ci hanno spinto fino al confine con la Bosnia, a piedi scalzi. Tanti piangevano per il dolore e per essere stati respinti». Sono le parole di chi aveva finalmente visto i cartelli stradali in italiano, ma è stato rimandato indietro”. (...) ” I militari italiani non alzano le mani, ma sono al corrente di cosa accadrà una volta rimandati indietro i migranti intercettati a Trieste come a Gorizia” (...) I segni degli scarponi schiacciati contro la faccia, le costole incrinate, i calci sui genitali. Un ragazzo pachistano mostra una profonda e larga ferita sul naso, il cuoio capelluto malridotto, mentre un infermiere volontario gli pratica le quotidiane medicazioni. Un afghano appena maggiorenne ha l’orecchio destro interamente ricucito con i punti a zigzag. Centinaia raccontano di essere stati allontanati dal suolo italiano. (...) Tra le cittadinanze degli stranieri riammessi in Slovenia il primo posto va agli afghani (811 persone), seguiti da pachistani, iracheni, iraniani, siriani e altre nazionalità, la maggior parte delle quali (...) relative a Paesi da cui provengono persone con diritto alla protezione”.

Domenica 13 dicembre 2020, nel secondo articolo dell’inchiesta Nello Scavo scrive: “Impugnano una spranga da cui pende una corda. Stanno per spaccare ginocchia, frustare sulla schiena, lanciare sassi mirando alla testa dei profughi. Sono soldati croati. (...) “La commissaria agli Affari Interni dell’Ue, Ylva Johansson ha ammesso «Abbiamo sentito di respingimenti dagli Stati membri e non è accettabile». Nessun accenno, però, alla violenza” perché mancavano le prove, c’erano solo testimonianze dei migranti. “Ora le prove ci sono” nell’articolo vengono, infatti, presentati foto e video arrivati di nascosto fortunosamente, “I fotogrammi e i video raccolti sul campo non lasciano spazio a dubbi”. Una sintesi del video viene presentata all’interno dell’articolo. “Le urla spezzano il fiato. I militari infieriscono ripetutamente su persone inermi. A tutti sono stati tolti le scarpe, i telefoni, il denaro, gli zainetti con gli unici ricordi delle proprie origini. Un uomo piange. Il volto gonfio, una gamba dolorante, alcune ferite alla testa, il labbro superiore sanguinante. Nella sua lingua biascica la più universale delle invocazioni: «Mamma mia». Le immagini, che risalgono alla fine di marzo, sono state analizzate per mesi da legali e periti di vari Paesi”. (...) “i corpi di appartenenza dei picchiatori: guardie di confine, nuclei speciali della polizia e militari dell’esercito. Le forze di sicurezza, come sempre, avevano pensato a impedire che le testimonianze potessero trovare riscontri fotografici. Questa volta, però, un ragazzo afghano è riuscito a beffarli”. (...) Le riammissioni a catena, con cui dal confine italo–sloveno «si deportano illegalmente i rifugiati fino in Bosnia, hanno l’effetto di esporre le persone a condizioni inumane e a un rischio di morte: vanno pertanto immediatamente fermate», chiede il Consorzio italiano di solidarietà (Ics).

“Perciò «non è accettabile che i respingimenti violenti siano utilizzati, di fatto, come strumento per il controllo dei confini dagli stati europei. È giunto il momento di esigere, da parte della Commissione Europea e degli stati membri della Ue, inclusa l’Italia, il pieno rispetto delle più basilari norme del diritto comunitario e internazionale». E non è escluso che grazie a queste immagini si apra finalmente una inchiesta giudiziaria per individuare i responsabili, i loro superiori e fermare i crimini contro gli esseri umani commessi nell’Unione Europea”.
Non possiamo dire non sapevamo, non abbiamo visto. 

Ambrosini, nell’articolo citato, richiama alla responsabilità, al risveglio delle coscienze: “Serve quindi una società civile e un’informazione vigilanti e impegnate. Serve una dedizione educativa rinnovata”. 

Avvenire sostiene la campagna per raccogliere i fondi per mettere in mare la nuova nave umanitaria di ResQ-People Saving People “Si può effettuare una donazione sul sito www.resq.it oppure tramite le pagine Facebook, Instagram e Twitter dell’organizzazione”.