L'articolo è la sintesi, a cura di Lucia Scrivanti, delle risposte di un gruppo di dodici donne come contributo al cammino sinodale della Chiesa italiana.


1) Ritieni siano giuste le critiche che vengono rivolte alla chiesa e al clero di non dare valore alla presenza femminile, al pensiero e al sapere delle donne nella chiesa?

Le critiche rivolte alla chiesa sono del tutto giustificate.

Se partiamo dai Vangeli (che pure sono stati scritti da uomini in una società patriarcale) ci viene narrata la presenza delle donne che accompagnano Gesù nelle sua missione: sono presenti dall'inizio del suo cammino fin sotto la croce, depositarie dell’annuncio della resurrezione (Maddalena apostola degli apostoli). Alcuni passi dei vangeli sottolineano l’attenzione che Gesù aveva per le donne e la sua vicinanza nelle situazioni di emarginazione in cui spesso si trovano. Il suo atteggiamento nei loro confronti è totalmente nuovo: dà loro parola, dignità, ascolto.
Accetta il confronto con loro, arrivando perfino a modificare il suo stesso pensiero (donna sirofenicia). Ha una amicizia profonda con Marta e Maria. Gesù non giudica le donne, ma le libera dalla sottomissione e dal giudizio dell’uomo (adultera).
La chiesa in tutti questi anni di cristianesimo non ha tenuto conto di questa novità di “stile” che Gesù ha portato. Essa ha sempre trattato le donne con sospetto e a volte con disprezzo e comunque come subalterne.
Oggi le donne nella chiesa, pur rappresentando la maggioranza nella comunità, non rivestono nessun ruolo rilevante né sacerdozio né tantomeno episcopato... ma solo compiti subalterni (catechiste sotto l’attenta vigilanza del parroco e altre mansioni di servizio; cura della chiesa, pulizie...).
Della valorizzazione delle donne e dei loro saperi non c’è traccia. Anche le donne che hanno studiato, teologhe, bibliste..., sono poco riconosciute e spesso osteggiate dai vescovi nelle diocesi in cui operano). La chiesa è una società costruita su un modello maschile misogino gerarchico-piramidale (papa, vescovi, preti celibi...). Non si tratta quindi di cercare dei riconoscimenti ma di una mancanza di spazio reale in quanto la chiesa è stata pensata ed è gestita solo da uomini quindi tutta auto referenziale. Come può una gerarchia di soli uomini capire e accogliere una donna?
E’ in poche parole una questione di potere. Anche i casi degli abusi che emergono finalmente dopo molto tempo di insabbiamento in modo così prepotente e numericamente significativo indicano che c’è un potere della gerarchia ecclesiastica che ha tentato di nascondere per anni questi fatti gravissimi e che c’è una perversione del potere maschile che ha permesso per molto tempo di agire impunemente su vittime indifese.
La struttura della chiesa deve essere completamente modificata alla radice per costruire un modello nuovo che comprenda entrambi i sessi: manca il riconoscimento della parità della donna. Questa istituzione così come è non ha più senso.
In alcune altre chiese cristiane si coglie una maggior apertura alle donne. Durante la settima di preghiera per l’unità dei cristiani si è assistito a omelie tenute da donne anche cattoliche e si è percepito un respiro diverso.


2) Quali sono gli ostacoli modificabili o no che vedi per un vero ascolto e una vera considerazione della donna nella chiesa sia che la frequenti sia che non la frequenti? Per chi ha deciso di non frequentarla quali sono state le motivazioni che hanno portato a questo allontanamento?

Gli ostacoli ci sono e sono dati dalla gerarchia e dal dogmatismo, dalla non volontà dei vertici della chiesa (vescovi principalmente), di mettere in discussione la struttura e l’organizzazione di questa istituzione. Tutto il clero deve mettersi mettersi in discussione in quanto esercita un giudizio morale spesso basato su principi astratti che non considerano la realtà effettiva delle persone che condizionano le coscienze: questo non è più accettabile. La chiesa deve abbandonare la mentalità maschilista superando, non solo a parole, la disparità tra uomo e donna, riconoscendo la donna nella sua dignità e nella differenza di genere. C’è bisogno di un ribaltamento totale che permetta alle donne di partecipare in modo concreto, visibile e propositivo alla vita della chiesa. La chiesa sarà sempre più separata dalla società se non avrà il contributo del pensiero delle donne, molte delle quali non la frequentano più costatandone l'incoerenza di fondo.
Alcune donne pur essendo molto critiche rispetto alla chiesa continuano, se pur saltuariamente a frequentarla perché trovano una comunità fatta di uomini e donne, bambine e bambini, con cui condividono il cammino di fede. Altre continuano a partecipare perché ci sono dei presbiteri profetici che sono che hanno un pensiero più aperto e libero e che perciò annunciano il vangelo come “lieta novella” che va al cuore di chi ascolta. 
Alcune donne pur non frequentando continuano la loro ricerca di fede o attraverso la lettura del Vangelo e/o partecipando a piccoli gruppi di riflessione, incontri di preghiera, oppure comunità di base sentendosi comunque chiesa.
 

3) Ti sembra che la morale cattolica sulla sessualità sia di tipo repressivo e non rispetti prevalentemente la dignità della donna?  

Sì. E’ repressiva sia con gli uomini che con le donne: sessuofobica verso entrambi i sessi ma in particolare verso la donna. E’ contro la contraccezione, contro l’aborto, contro divorzio, contro l’omosessualità, contro l'autodeterminazione della maternità... ma non abbastanza contro la pedofilia tra le sue mura e non abbastanza contro la violenza domestica che subiscono spesso le donne nella famiglia. A tale riguardo spesso i preti consigliano le donne di avere “pazienza” e di “sopportare" le violenze in silenzio e solitudine. Intervengono nella sessualità e nell’etica sia per i credenti che per i non credenti. Non c’è mai stata nella chiesa una riflessione seria sulla sessualità e sulla sua complessità, ma si è sempre fatto riferimento a regole astratte e a "principi non negoziabili",  senza tener conto di una realtà sociale totalmente cambiata.

 
4) Come pensi possano essere superati questi ostacoli? Cosa proporresti per un vero ascolto che permetta di parlare in libertà e con cuore aperto?

Una chiesa che si apra all’ascolto delle esperienze di vita delle persone senza veti, senza pregiudizi ma con il rispetto e la dignità dovuti a ogni essere umano e promuova la partecipazione di tutti e tutte, maschi e femmine. Il clero invece continua a ritenersi ancora l’unico detentore del sacro e l'unico interprete della Parola. Nelle prime comunità cristiane tutti i credenti erano coinvolti nelle decisioni e nelle celebrazioni. 
Da parte loro le donne che partecipano alla vita ecclesiale devono assumere un ruolo più attivo, essere critiche, senza rimanere invischiate nelle dinamiche del potere che giocano i maschi nello svolgimento dei loro ruoli. Solidarizzare con altre donne per non rimanere in solitudine e valorizzarsi reciprocamente sostenendosi in progetti o proposte. In altri paesi ci sono comunità ecclesiali che sono gestite da donne.  

 
5) Quali sono le condizioni che possono permettere alla donna di avere un ruolo fondamentale e non subalterno nella comunità dei credenti per un profondo rinnovamento della chiesa?

Perché cambi la considerazione che il prete ha della donna, si dovrebbe incominciare dai seminari. Il futuro presbitero, viene formato in seminario, ambiente chiuso e rigorosamente maschile, dove le donne non hanno accesso e non si possono conoscere perché non si frequentano nella quotidianità e dove il giovane o meno giovane seminarista nutre spesso paura verso il femminile e disprezzo; ciò che si disprezza si può calpestare con facilità. Questa educazione non favorisce relazioni autentiche con le donne, ma porta a un ulteriore emarginazione della donna che viene spesso guardata con sospetto e tenuta a distanza.


6)  Un’ ultima domanda per le donne che fanno riferimento alla comunità cristiana. Come battezzata sei invitata a rendere testimonianza al vangelo. Come cerchi concretamente nella quotidianità di realizzare questo impegno?
 

La testimonianza è su come si vive, portando il proprio contributo per migliorare il mondo con un impegno militante, attraverso le relazioni con il prossimo; rendendosi attive nelle situazioni di bisogno; cercando di capire le situazioni di particolare disagio, condividendo la sofferenza e il dolore; impegnandosi nel sociale, soprattutto nei confronti degli ultimi. Continuando la ricerca di fede e l’approfondimento spirituale, riflettendo sulla Parola da sole o insieme ad altri/e compagni/e di strada; frequentando gruppi di studio, biblici, di preghiera...
Nonostante tutto, nella Chiesa ci sono voci profetiche, dettate dallo Spirito, che fanno sperare in una possibile riforma evangelica. Non possiamo rassegnarci a una Chiesa stanca e chiusa in se stessa.

Esodo, n. 2/2022, Se ci fosse la luce pp. 72-75