di Gianni Manziega

“Così dice il Signore, che aprì una strada nel mare [...]: Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa [...]. Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi” (Isaia 43,16 passim).

Carissime sorelle, carissimi fratelli,

diventa davvero difficile, nell'anno del coronavirus, donarci il sorriso del gioioso augurio, in vista di una Pasqua priva di incontri, di canti, di liturgie ricche di segni e di Parola. Una Pasqua "vuota". Viviamo lo stupore delle donne che, recatesi al sepolcro di Gesù nel giorno dopo il sabato, trovano la pietra spostata; e Lui non c'è. Eppure... anche il "vuoto" può avere un senso, può essere un segno, può comunicare la Parola. Noi quest'anno sostiamo con angoscia davanti alla tomba vuota che, anziché rinchiuderci nella paura, deve aprirci alla speranza, all'attesa attiva, al sogno della fraternità. Verrà quel giorno: dipende anche da noi.

Un fraterno abbraccio “pasquale”

Gianni